Come insonorizzare un ambiente
Oggi vi andiamo a ripresentare il nostro articolo su come insonorizzare un ambiente, argomento relativo all’isolamento acustico.
In termini acustici, ciò che viene chiamato suono è l’effetto che si ha mettendo in oscillazione un corpo elastico. Il numero di queste oscillazioni, che altro non sono che onde vibratorie, viene misurato in hertz (unità di misura della frequenza).
Il suono ha 4 caratteristiche principali che lo contraddistinguono e sono:
- l’altezza;
- l’intensità;
- il timbro;
- la durata;
L’altezza è la qualità che fa distinguere un suono acuto da uno grave. Dipende in massima parte dalla frequenza ma anche dalla intensità. L’orecchio umano percepisce solo i suoni che vanno da 16 a 20.000 oscillazioni al secondo. Al di sotto abbiamo gli infrasuoni, al di sopra gli ultrasuoni. Il sonar, ma anche i delfini ed i pipistrelli, percepisce gli ultrasuoni mentre gli elefanti, i pesci ed i cetacei percepiscono gli infrasuoni.
L’essere umano non ama i suoni acuti, che possono provocare svenimenti o anche portare alla rottura del timpano, quindi in edilizia si è voluto normare l’acustica negli edifici con un decreto, il D.P.C.M. 5-12-1997.
Questo decreto definisce le prestazioni che devono possedere gli edifici in merito a:
– Isolamento dai rumori tra differenti unità immobiliari;
– Isolamento dai rumori esterni;
– Isolamento dai rumori di calpestio;
– Isolamento dai rumori di impianti a funzionamento continuo e discontinuo;
– Tempo di riverbero (per aule e palestre delle scuole).
Soluzione per pareti, soffitti e pavimenti
Quindi in base alla destinazione d’uso degli edifici varia l’isolamento acustico imposto dalla legge, cioè la quantità di dB massima che può oltrepassare un determinato elemento.

Di solito si interviene a controparete e a pavimento (se non è possibile a controsoffitto); quindi cambiando anche la tipologia e la qualità di materiali che si utilizzano nella parete cambia la quantità di dB che passano, in quanto ogni variazione di densità del materiale ”smorza l’onda sonora”; la strategia più diffusa è creare una controparete inserendo lana di roccia a multipli di 4 cm di spessore ed una doppia lastra di cartongesso.
Per quanto riguarda il solaio solitamente si utilizza la tecnica del pavimento galleggiante cioè si scollega la parte superiore, costituita da massetto cementizio e rivestimento, dal massetto sottostante (che sia allegerito o il vecchio pavimento) facendolo “galleggiare”. I rumori di calpestio sono minimizzati perchè tutte le vibrazioni passano per l’isolamento acustico.
Gli isolamenti acustici funzionano un po’ come quelli di tipo termico, ma non diamo per scontato che l’isolamento termico di una parete risolva anche tutti i problemi acustici. L’escamotage più premiante consiste nello scollegare le strutture tra loro. Per esempio si può applicare, tra la parete in cartongesso ed il pavimento oppure il soffitto, un nastro biadesivo in polietilene che ne assorbe le vibrazioni.
Inutile sottolineare che un adeguata attenzione per l’acustica è obbligatoria ed è importantissima per un benessere mentale delle persone che abitano l’edificio.

Spesso però l’argomento acustica viene sottovalutato e ci si accorge di non avere insonorizzato adeguatamente a fine ristrutturazione oppure, ancora peggio, non si incarica un professionista competente in materia dando per scontato che una riqualificazione energetica dell’edificio, consistente in isolamento delle superfici verso locali non riscaldati o verso l’esterno, porti benefici sia termici che acustici. Vi dimostriamo che non è così in questo video:
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